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Voglio spezzare una lancia

a favore del…Gatto

 

Cari amici, qualche tempo fa abbiamo cantato le lodi del migliore amico dell·uomo. Ora io mi chiedo perché non parliamo un po· anche di colui che viene definito: opportunista, interessato, infido, poco socievole e.. chi più ne ha più ne metta? Vorrei una volta per tutte spezzare una lancia in suo favore. Di chi sto parlando? Ma proprio di lui: il gatto. Prima di tutto un po· di storia.

Per ritrovare gli antenati dei gatti dobbiamo risalire a circa 40 milioni di anni fa. Dopo la scomparsa dei dinosauri apparve tra i mammiferi in via di evoluzione il MIACIS. Questi viveva sugli alberi ed era in grado di muoversi liberamente tra di essi alla ricerca di cibo. I suoi denti erano adatti a dilaniare e strappare carne, la sua agilità lo rendeva un ottimo cacciatore. Circa 10 milioni di anni fa si potevano distinguere due gruppi di Miacis: gli Holophoneus di dimensioni enormi e subito estintisi, e i più piccoli Dinictis, più adattabili alle condizioni ambientali, da cui discendono i nostri odierni felini; dal leone della savana al gatto domestico. Oggi nel mondo vivono 40 diverse specie di felini, la specie del gatto domestico è quella che con l'aiuto dell'uomo ha sviluppato un numero di varietà maggiore rispetto a tutte le altre. Il termine gatto si pensa derivi dal tardo latino CATTUS, che a sua volta si crede derivi dall'egizio "qato", nell'alto Egitto viene, infatti, trovato il termine "qato" dopo la scritta "mau", molti secoli prima che il felino si diffondesse in Grecia, a Roma e in Gallia. Dal punto di vista mitologico religioso il rapporto uomo/gatto nasconde un sottile legame esoterico. E' molto probabile che il gatto sia stato prima adorato e poi addomesticato. In Egitto, era venerata Bastet, divinità col corpo di donna e la testa di gatto, simbolo della vita, della fecondità e della maturità. Nell'antico Egitto il gatto era ritenuto un animale sacro e divino infatti, quando ne moriva uno, veniva imbalsamato e sepolto con ogni onore. Attraverso l'Egitto il gatto giunse nei paesi arabi, dove appare accanto a sommo Maometto che ne possedeva uno, una stupenda femmina di nome Muezza. Anche gli Etruschi e i Romani conoscevano il gatto del quale apprezzavano i servigi sia come animale da lavoro che da compagnia. Il periodo medioevale è stato sia per l'uomo che per il povero micio un epoca buia. Nella mentalità popolare i gatti, soprattutto se neri, erano considerati animali demoniaci al servizio di streghe e fattucchieri. I gatti subirono perciò sevizie e torture di ogni sorta, condividendo spesso il supplizio con i loro "padroni".

In Europa agli inizi del 1700, grazie alla diffusione oltre misura dei topi, i gatti vennero riaccolti con favore nelle case. Nel 1800, poi, divennero popolari anche grazie alla ricerca scientifica applicata alla medicina che, studiando gli "animali portatori di malattie", ritenne di poter escludere da questi il gatto e così, questo magnifico felino, venne accolto anche nei salotti più esclusivi. Quando sia stato addomesticato è difficile dirlo, una cosa però va senza dubbio ricordata: sono stati i gatti a scegliere di vivere con l'uomo e non viceversa e questo non tutti lo accettano. Probabilmente i gatti furono attratti dalla quantità di topi e ratti che insidiavano i primi locali di deposito degli umani, dove venivano custoditi gli alimenti. L·uomo in questo animale ha trovato un valido ed insperato alleato per debellare l·odiato ratto. Chi sostiene che i gatti non comunicano è in errore; essi hanno infatti un ampio vocabolario, emettono suoni distinti che vanno dal fare le fusa ai miagolii, al grido, al soffio, al gemito di sofferenza, al vero e proprio "miao".Ogni suono emesso ha un particolare significato e va interpretato:

1. le fusa in genere indicano uno stato di appagamento, di felicità e di sottomissione;
2. il miagolio è spesso indice di un gatto infelice ed abbandonato, un modo per esprimere insoddisfazione, infelicità o necessità;
3. un grido acuto da parte di un gatto si verifica quando è in grave pericolo o subito dopo l'accoppiamento;
4. il vocalizzo di un gatto in amore, non è un grido d'amore come pensano i più, ma un grido di guerra, di minaccia.

I gatti usano la mimica facciale, le zampe, la coda e tutto il loro corpo per comunicare. I gatti si sfiorano il naso e si annusano a vicenda in segno di amicizia, tirano indietro le orecchie e tendono i baffi se sono arrabbiati, appiattiscono orecchie e baffi se sono spaventati. La coda viene sollevata per salutare sia uomini che gatti amici, viene lasciata ondeggiare per indicare, invece, uno stato di eccitazione. Strofinarsi sulle gambe del padrone è un modo di salutarlo e nello stesso tempo di "marcarlo" come proprietà. Un gatto spaventato rizza il pelo su tutto il corpo; se invece vuole minacciare lo rizza solo su una striscia lungo la colonna vertebrale e sulla coda. Il gatto appartiene senza dubbio ad una specie intelligente; prova ne è la prudenza, la curiosità, la volontà ed il carattere indipendente. Sulla memoria del gatto, molti di noi potrebbero nutrire qualche dubbio, infatti tutti vorremmo che il nostro micio ricordasse di non graffiare i mobili o di non sdraiarsi sul nostro maglione preferito... purtroppo ciò non avviene. Il perchè è semplice: il gatto ha una grande capacità di ricordare e di interpretare, ma, solo quello che ritiene utile per il suo benessere, non per il nostro!!!

Ricordano l'estensione del loro territorio, i pericoli da evitare nei dintorni (pozzanghere, cani..), ricordano luoghi: ecco perchè anche se portati lontano riescono a tornare a casa, ricordano e sanno riconoscere chi li tratta bene e chi li maltratta. Pur nascendo senza cognizioni i gatti possono apprendere molti comportamenti. Imparano a cacciare, il che nei felini non è istintivo come si può credere, a fare i bisogni nella lettiera, a star seduti, a usare le zampe per mangiare, a camminare al guinzaglio, a giocare, a aprire una porta...

Nell'insegnare qualcosa ad un gatto bisogna tener ben presente che non vanno spaventati usando la voce grossa, come può avvenire per i cani, ma vanno ricompensati ed approvati continuamente. Il gatto fa compagnia, è morbido, è caldo, fa un rumore gradevole, è bello da vedere, non sporca, non puzza, non distrugge involontariamente gli arredi (al limite lo fa apposta): è l'animale da compagnia sicuramente meglio adattato alla vita in appartamento. E simpatico, è intelligente, è furbo, vi scalda i piedi di notte, vi sveglia al mattino mettendovi le zampe negli occhi per vedere se li aprite e vi dà il buongiorno salutandovi con la coda dritta. I detrattori della specie dicono che lo fa perché ha fame, ma è una vile calunnia... è un puro caso che dar da mangiare al gatto sia la prima cosa che il padrone fa al mattino. Del resto è difficile fare qualsiasi altra cosa con un gatto che vi cammina in mezzo ai piedi: in casa nostra, l'ora della colazione è uno spettacolo di code vibranti e miagolii frenetici... Non troverete due caratteri uguali neanche a pagarli, ma a modo suo ogni vostro gatto si modella su di voi. Costa poco o niente - in genere la gente è felicissima di liberarsi di gattini meravigliosi e ve li regala - è economico anche nel mantenimento, se non lo viziate, non è ingombrante, è silenzioso (a parte i siamesi e fatta salva la sacrosanta "mattana" serale); fa ridere ma non fatevi vedere perché si offende, fa bene al morale, è rilassante, abbassa la pressione, scalda le ossa agli anziani, è ottimo nella pet therapy, educa i bambini al rispetto perché si fa rispettare. Non è vero che è solitario.

Gradisce la compagnia di altri gatti, di uomini e, perché no, con pochi accorgimenti anche dei cani. In genere i gatti richiedono poche visite dal veterinario, vivono a lungo, invecchiano bene... Insomma, l'elogio semiserio del gatto potrebbe durare all'infinito: chi ce l'ha lo sa, chi non ce l'ha (almeno uno!) non sa cosa si perde.

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